Le progenie di Eihort

La strada che conduceva al sacro tempio di Kagyar era interrotta da una frana. Per aggirare l’ostacolo gli avventurieri passarono per le miniere di zolfo non senza qualche pericolo.
Arrivati ad una strana vasca decorata con simboli vagamente marini avvenne il primo incontro.

Quelle strane creature simili a delle meduse volanti erano difficili da ferire, immuni quasi a tutto tranne che alle armi magiche e ai poteri radiosi.
Scampati al primo scontro, Phelaia chiese al gruppo di fermarsi, non potevano andare avanti senza un piano. Nel libro trovato nel laboratorio dello gnomo mago, la storica trovò indicazioni sulla pozza magica ed anche sulle creature. Erano progenie di Eihort.

La forgia magica dei nani in grado di incantare le armi per qualche ora, poteva dare loro un pò di vantaggio su quelle creature.
Dopo aver recuperato le forze e incantato le armi, gli avventurieri entrarono nel tempio di Kagyar.

All’interno era stato compiuto un vero e proprio massacro, pezzi di corpi di goblin e bugbear giacevano ovunque, mentre sul fondo del tempio, al posto della statua della divinità dei nani, stava una breccia putrescente.
Era uno squarcio verso un semipiano.

Dallo squarcio putrescente fuoriuscirono altre progenie di Eihort assieme ad altre 2 aberranti creature: la prima era costituita da tre gambe, tre braccia, e senza testa; la seconda era simile alle progenie ma molto più grossa.
Lo scontro sfinì completamente gli avventurieri. Mentre la medusa svanì dopo la morte, la creatura tri-arto mutò ed assunse la forma di un elfo scuro.

Era forse il ragno nero?

La nana Vexstra tra le macerie trovò un libro magico con le indicazioni su come fare il rituale di apertura e su come chiuderlo. L’apertura prevedeva dei sacrifici di umanoidi, mentre la chiusura era molto più semplice. Bastava rimuovere alcune statuine sacre al culto dei grandi antichi.
Da questa parte del portale le statuine erano già state rimosse, ma dovevano essere rimosse anche le statue dall’altra parte.

Phelaia e Jonas erano gli unici abbastanza in forze per compiere un ultimo ed estremo pavido gesto.
Entrarono nel portale per rimuovere le pietre di “consolidamento” che tenevano aperto il portale e così fecero rimanendo intrappolati nel semipiano.