Risurrezioni, come gestirle in D&D senza rovinare la campagna

Amici avventurieri, anestesisti, anatomopatologhi ed eroi trapassati, oggi vi parlerò delle risurrezioni in D&D (non solo 5e). Non vi propongo un articolo tecnico, ma 4 chiacchiere su uno degli aspetti più controversi del gioco. Siete pronti a mandare sul lastrico i becchini?

Volenti o nolenti prima o poi capita a tutti i DM di dover gestire le risurrezioni e il loro abuso all’interno del proprio gruppo di gioco. Le risurrezioni vanno gestite poiché l’incertezza di non poter ritornare in vita aggiunge quel senso di rischio indispensabile a condire ogni combattimento.

Le scelte che si possono compiere e i risultati di una risurrezione, sono tra le più varie. Non mi permetto di giudicarne nessuno, qui di seguito elencherò quelle che ho provato in vari anni di gioco analizzando i pro e i contro.

Serve reciprocità?

Risurrezioni e D&D

Uno degli elementi più controversi delle risurrezioni in un gioco Fantasy, è la reciprocità delle risurrezioni tra buoni e cattivi.

E’ inutile nasconderlo, se gli eroi muoiono ed hanno accesso ad incantesimi di risurrezione, lo utilizzano. Invece i “cattivi” quando vengono sconfitti rimangono morti. Ciò ha un senso dal punto di vista narrativo per far procedere la storia, ed arrivare prima o poi ad una conclusione. Ma se volessimo applicare un po’ di verosimiglianza, anche i cattivi avrebbero risorse, alleati e divinità malvage che li riporterebbero continuamente in vita.

Si entrerebbe così in loop infinito di morti e risurrezioni a non finire 😀 Magari il vostro DM qualche volta ha riportato in vita un nemico, tuttavia per evitare un noioso ripetersi di storie e situazioni già avvenute, non credo abbia abusato della possibilità.

La domanda quindi nasce spontanea, serve la reciprocità nelle risurrezioni?

Se cerchiamo una coerenza sì, ma con tutto ciò che ne consegue! Se invece desideriamo solo narrare una storia divertente che soddisfi tutti, no. Cattivone morto, arraffa tesoro, fine della storia, tutti a casa felici 😛


Di seguito ecco alcune scelte tecniche e narrative che potete usare nelle vostre avventure.

La scelta estrema: nessuna risurrezione

Nonostante sia la scelta più estrema, è in assoluto la più facile da gestire.
Si può implementarla in vari modi, ad esempio:

Scelta tecnica

Prima di iniziare la campagna vi accordate con i vostri giocatori che le risurrezioni non esistono. Tutti gli incantesimi atti a riportare in vita un defunto non esistono e la morte è definitiva per tutti. Anche se il tuo PG è l’ultimo figlio di una stirpe nobile che ha lo scopo di salvare il mondo, se muore, finisce la sua stirpe e la sua storia 😛

Scelta narrativa

Gli dei si sono infuriati con le creature del mondo materiale e non concedono più gli incantesimi di risurrezione, nemmeno in casi estremi. Nessuno sa come placare la loro ira, ma questo potrebbe essere uno spunto per una campagna planare.

Risurrezioni rare, quasi impossibili

Risurrezioni e D&D

Limitare tantissimo le risurrezioni si può, sia dal punto di vista tecnico che narrativo. In questo modo avete il controllo di chi ritorna a calpestare il suolo terreno.

Scelta tecnica: quanto mi costi

Risorgere dai morti costa almeno 10 volte tanto il costo attuale e di conseguenza sono in pochissimi che possono permetterselo.
Tuttavia se ritenete che il costo sia ancora accessibile a molti nobili e ricchi mercanti, potete alzare soprattutto il costo della risurrezione più elementare.

Ad esempio l’incantesimo più elementare in 5° edizione è Rinascita di 3° livello. Consuma un diamante dal valore di 300mo e deve essere lanciato entro 1 minuto dalla morte. Se il suo costo salisse a 3000Mo diverrebbe un bella spesa da affrontare, soprattutto se dovete farla entro un minuto dalla morte.

Invece rianimare Morti di 5° livello costa 500Mo. Il suo costo potrebbe salire a 5000Mo. Pare proibitivo, ma un ricco mercante e nobile potrebbe permetterselo. Vi immaginate la scena: “Hanno assassinato il Duca, ah no è vivo, Viva il Duca”. Forse si dovrebbe alzare ulteriormente il costo.

Scelta alla Vasco Rossi: C’è chi dice no!!!

Questa è una scelta narrativa legata all’ambientazione che deve essere modellata ad hoc.
La risurrezione esiste come i vari incantesimi di risurrezione, ma risorgono dai morti in pochissimi poiché l’ultima parola spetta alle divinità, le quali non amano separarsi facilmente dalle anime mortali. Ad un’anima mortale potrebbe essere concesso di tornare in vita per un periodo di tempo con lo scopo di raggiungere un obiettivo oppure per recapitare un messaggio o per morire in un modo differente. Chissà, spetta a voi DM trovare la scelta più intrigante.

A me questa idea piace moltissimo.

Risurrezioni eroiche

Per risurrezioni Eroiche s’intende il ritorno dai morti solo per meriti ricevuti a seguito di un grande risultato. Può essere una versione alternativa del paragrafo precedente “risurrezioni rare, quasi impossibili”
La risurrezione non sarebbe compiuta grazie ad un incantesimo memorizzato ne ad una spesa sostenuta. E’ pressoché quello che accade in molti libri fantasy, anche a tema D&D. Ogni tanto avvengono, ma sono tutte giustificate dalla storia.
Ecco alcuni esempi:

Il patrono del gruppo risuscita gli eroi

Agli eroi è stato assegnato una importante missione da parte di un patrono (gilda, confraternita, ecc) per cui loro lavorano direttamente o indirettamente. Dopo aver compiuto una grande impresa, il patrono risuscita (o trova chi lo fa per lui) coloro che sono morti nello scontro finale.

Le divinità intervengono

L’impresa compiuta dagli eroi ha implicazioni a livello planare, vengono riconosciuti come degni di continuare ad operare in tal modo. Le divinità stesse intervengono per far risorgere il Party dai morti.

Predestinati

Non è la mia preferita, poiché potrebbe far credere ai giocatori che possono fare qualsiasi cosa poiché sono predestinati a compiere una grande impresa. Tuttavia può diventare un’escamotage, anche a tempo, per portare a termine un compito importante per la campagna.

I PG tornerebbero in vita magicamente, al termine del combattimento (un po’ come accade in certi videogiochi), ma sentono che il loro legame terreno con la vita terreno è stato reciso per sempre. Rimarranno in vita un altro po’ ma non sarà per sempre.

Reincarnarsi grazie al karma

Una possibile alternativa alla risurrezione eroica potrebbe essere la reincarnazione, magari in un corpo di una persona morta da poco. Dal punto di vista tecnico lo potete considerare in maniera simile all’incantesimo di 5° livello “Reincarnazione”. Ciò comporterebbe certamente una leggera rebuild della razza, ma per alcuni potrebbe essere preferibile all’oblio.

Il PG ha talmente lavorato sul suo Karma e le sue gesta sono talmente ispiranti per gli uomini, che alla morte il suo spirito migra verso il corpo di una persona morta da poco.

Risorgono solo i PG

Iniziamo ad addentrarci in quello che è lo stile di gioco più diffuso, ovvero lo Stile senza Reciprocità.

I PG hanno accesso a Potenti incantesimi che possono memorizzare per ritornare dal mondo dei morti.
Nessun sovraprezzo, nessun limite alle risurrezioni, si applica semplicemente il regolamento.

Tuttavia ciò non accade ne per i PNG e ne per i loro nemici, sempre che la storia non lo richieda.
Un nemico sconfitto rimane morto, un povero ed innocente bambino pure, sempre che non siano i PG stessi a operare il miracolo.

Più risurrezioni per tutti

Questa modalità non l’ho mai provata, ma mi piacerebbe conoscere qualcuno che ha provato a giocare in questo modo ovvero applicando la reciprocità alle resurrezioni.
Con la stessa facilità con cui risorge un eroe, risorge anche un cattivo quando viene sconfitto.
Risorgerebbero soprattutto i cattivi, anche più volte poiché sono supportati da una fitta rete di seguaci e risorse. Non vi sarebbero più facili colpi di stato, i regnanti tornerebbero in vita facilmente. E naturalmente i risorti cercherebbero vendetta contro chi li ha uccisi. Oltre alle vendette vi instaurerebbe un clima di faida continua. Oppure in pieno stile Drow, si dovrebbe eliminare un’intera casata avversaria tutta in una volta per troncare la possibilità che la morte non sia definitiva.

Potrebbe diventare una sorta di dominio del terrore da associare a quelli già esistenti (https://www.telodoioildungeon.it/tag/van-richten/) in cui le faide si perpetuano nel tempo senza fine.

Fatemi sapere se giocate così 🙂

Non risorgere per scelta

Naturalmente si può scegliere anche di non voler risorgere. Un giocatore potrebbe ritenere che il PG abbia detto tutto ciò che aveva da dire e non ha senso prolungare la sua storia. Mi ricordo di un mio vecchio Mago/Chierico di Kelemvor che rifiutava l’idea della risurrezione sua e degli alleati. Morì e rimase sepolto!

In aggiunta può essere l’occasione per cambiare classe/razze e provare qualcosa di differente. Fate così per caso?

Conclusione

Ed ora tocca voi, raccontatemi come funziona la risurrezione nel vostro gruppo di gioco.
Sono curioso di conoscere se avete mantenuto nel tempo sempre e solo una modalità oppure se avete cambiato spesso fino a trovare lo stile adatto al vostro gruppo.

Buon Gioco di Ruolo a tutti, continuate a seguirmi su Instagram @telodoioildungeon.it e sulla pagina FB

3 COMMENTI

  1. Anche un PNG molto ricco e con tanti sgherri può avere problemi a risorgere, specialmente se chi lo uccide opta per la tabula rasa …
    ( “Disintegrazione. Folata di vento.” https://www.giantitp.com/comics/oots0595.html )
    … e se sono in pochissimi sul pianeta ad avere gli incantesimi di nono livello 😛

    p.s. Ti segnalo un refuso nel tuo articolo “anche i cattivi avrebbe risorse” –> avrebbero

  2. Uhhhh, ma che altro possiamo dire della “resurrezione facile”, l’aldilà con le porte girevoli?
    Beh per esempio possiamo dire… “pensate un po’ a quei poveracci che la risurrezione non ce l’hanno proprio”!
    Ok, si sarà capito che non sono un gran giocatore, ho giocato un po’ in passato, avevo un amico appassionatissimo di D&D ma non solo… Ecco, appunto, non solo! Un giorno infatti mi propone di giocare a Guerre Stellari (il vecchio sistema D6, così si capisce QUANTO tempo fa poteva essere).
    Mi consegna la scheda da portare a casa e passo un pomeriggio a scrivere la biografia del mio personaggio, dove è stato e cosa ha vissuto e perché è diventato un cacciatore di taglie e bla bla bla, ovviamente su un foglio a parte perché sulla scheda non c’è spazio, e non contento LA RISCRIVO in forma di dialogo tra me e un tizio in un bar… che alla fine catturo appunto per intascare una taglia, manco a dire “ma chi sono io, eh? più tosto di Han Solo e Boba Fett messi insieme” (abbiate pietà… ero giovane…).
    Così si parte, cominciamo con una semplice avventura in solitaria per prendere confidenza col gioco (e probabilmente fare esperienza e/o soldi)… e niente, non fa che andare tutto storto, anche per la “perfidia” del master che non mi permette mai di usare il jetpack perché la mia destinazione è sempre a una decina di metri oltre la portata massima (era il jetpack base che potevo permettermi con i soldi iniziali, ovviamente io volevo quello da Boba Fett ma costava troppo).
    Arriviamo allo scontro con il cattivo di turno, e le cose peggiorano ulteriormente per i capricci del dado.
    Così il master che fa? Pur di non far morire subito il mio PG (non mi risulta esistesse la possibilità di resuscitare in Guerre Stellari), dice che il villain si annoia a combattere in questo modo e quindi interrompe il combattimento e CHIEDE AI SUOI SGHERRI DI CURARMI LE FERITE!
    Il mio seppur scarso “orgoglio” non mi permetteva di accettare un’assurdità del genere, così ho detto no, lasciamo perdere, il mio personaggio muore e ciao!
    “Peccato, con i soldi potevi comprarti quell’armatura alla Boba Fett… Peccato, sconfiggendolo avresti scoperto che era lui il misterioso boss del crimine che aveva ucciso i tuoi amici anni fa…”. Ma va? Non si era capito 😛 😛 😛

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