La follia di re Harad

Il Comandante Geirmundr aveva superato la misura, come aveva osato opporsi al suo re?

Nessuno poteva osare tanto senza rischiare la testa, se non altro aveva avuto l’accortezza di non farlo davanti agli uomini o ai servitori davanti ai quali sarebbe stato difficile scusare la sua insolenza.

Purtroppo quel gesto gli sarebbe comunque costato qualcosa, re Harad aveva imparato che a palazzo anche i muri hanno orecchie e qualcuno avrebbe potuto trarne profitto se non avesse preso provvedimenti.
Non appena la vestizione fu completata re Harad uscì dalla sua stanza bardato di tutto punto.

Si fermò davanti al comandante Geirmundr ancora inginocchiato da prima e gli intimò “alzati!”.

Il comandante non battè ciglio e si alzò di scatto seguendo il suo re ponendosi alla sua destra come richiesto dal protocollo al primo Campione.

A lui sarebbe spettato il compito di proteggere il re su quel fianco a costo della vita. A nulla era valso ricordare al re che erano almeno 10 anni che non combatteva con la spada e che in caso di morte il Vestland avrebbe corso il pericolo di spezzarsi in tanti piccoli feudi. Di fronte all’ottusità del re aveva perfino alzato la voce e gli aveva sbarrato il passo ottenendo solo di mandare il re su tutte le furie.

Re Harad usci sul tetto del maschio principale scortato da Geirmundr.
I suoi uomini dovevano vederlo al loro fianco in questo momento difficile e trarne vigore, tuttavia re Harad avrebbe dovuto inventarsi qualcosa di più incoraggiante di un incitamento contro i due draghi neri che attaccavano il castello.

Il confronto era impari, ma il re non aveva scelta, si diresse verso un drago sanguinante roteando il suo martello da lancio magico che scagliò con tutte le sue forze attivandone i poteri.

All’impatto il martello tuonò stordendo il drago e facendolo precipitare sul tetto.

Incitando gli uomini si diresse verso la creatura stordita con l’intenzione di finirlo quando il secondo drago piombò dall’alto su di lui con intento omicida.
Geirmudr si frappose proteggendo il suo re ma venne trafitto da un artiglio… lottò con tutto se stesso contro la presa del drago menando fendenti contro la testa e il collo della creatura che si liberò del fastidioso umano facendolo precipitare di sotto.

Il re ansimante sapeva che quella sarebbe stata la sua fine se Geirmundr non avesse preso il suo posto, ma non aveva tempo di pensarci, non in battaglia, il drago stordito si sarebbe ripresto presto dal colpo e doveva finirlo.

Re Harad si girò verso la creatura e la caricò rotendo il martello, colpendolo più volte al cranio innondando il tetto di acido e sangue.

Geirmundr aveva ragione, erano passati troppi anni dall’ultima battaglia e i suoi colpi non erano più incisivi come una volta, aveva il fiato corto, i riflessi erano lenti, la spalla gli faceva male e se era ancora vivo non era per merito suo.

La creatura sembrava morta e re Harad alzò lo sguardo per vedere dove fosse finita la seconda, quando sentì un dolore lancinante alla coscia.
Il drago morente con un ultimo sforzo allungò le fauci mordendo la gamba del re, esalando un ultimo respiro di acido.
Re Harad rovinò al suolo facendo il suono di un sacco di ferraglia arrugginita.